sabato 12 aprile 2008

L'intellettuale tra cultura, società, politica e arte

Delineate, attraverso i testi analizzati, gli elementi caratterizzanti gli aspetti sociali,culturali, poetici nel rapporto tra i due intellettuali Boccaccio e Petrarca: contro l'intellettuale cittadino, la nascita dell'intellettuale cortigiano e del precursore umanista, che dall'alto della sua cultura, si offre a guida del proprio tempo alla ricerca di grandezza e di nobiltà anche in campo civile.

4 commenti:

IVE ha detto...

Boccaccio e Petrarca rappresentano la “crisi di crescita” della letteratura e della crisi del ‘300. Entrambi sono stati educati presso prestigiosi corti. Si conobbero a Firenze nel 1350 durante il viaggio di Petrarca verso il giubileo romano. Esattamente come nel Petrarca, anche in Boccaccio permane la stessa intensità umanistica del suo tempo. A differenza del Petrarca, che possiamo considerare un autore tendente al moderno, Boccaccio è più esteriore e più vicino al patrimonio letterario medievale, come si nota nel Decameron (i fatti, gli ambienti, i sentimenti, rispecchiano la cultura medievale). Infine possiamo ricordare Petrarca come il padre della lirica moderna e Boccaccio come il padre della novellistica.
Valentina Bucalo
Alessandra Cullurà
Soanah Ganci
Elisa Miraglia III E

IVE ha detto...

Petrarca e Boccaccio, due intellettuali contemporanei, ma nello stesso tempo così diversi e distanti. L’uno porta voce della novellistica italiana, l’altro della lirica e della poesia, nacquero e si formarono in ambienti completamente diversi, riuscendo a creare ognuno una proprio personalità che gli permetterà di essere noti ai posteri. Nati entrambi da famiglie benestanti, non poterono scegliere, sin dalla prima infanzia, la via da seguire, tanto che gli furono imposti degli studi ben lontani dai loro reali interessi. Solo in età matura, avendo la possibilità di scegliere, intraprenderanno la carriera letteraria. Boccaccia produrrà diverse opere in latino, ma la sua opera più importante, il Decameron, verrà scritto in volgare, riuscendo a mettere in risalto i vizi, i difetti e le principali caratteristiche della società trecentesca, trattando temi come quello della fortuna o dell’amore, temi non lontani dalla vita comune e quindi ben noti a tutti. Petrarca, invece, inaugura un nuovo stile letterale, che si allontana dalle tendenze del tempo, rivolte soprattutto alla produzione di poemi in versi, e che influenzerà la letteratura cinquecentesca e contemporanea. Lui inoltre ci ricorda i poeti moderni in quanto era sempre alla ricerca del luogo ideale, il “luogo appartato”, dove rifugiarsi per sfuggire alle pressioni del mondo sociale. Nella lirica Petrarca introduce un elemento che non era mai stato preso in considerazione fino a quel momento: l’io poetico. Il protagonista dei suoi componimenti non sarà più una figura astratta o immaginaria, ma il poeta stesso che metterà alla luce le proprio incertezze e debolezze. L’innovazione compiuta da Petrarca rappresenta un enorme passo avanti per la letteratura del suo tempo, ma non solo, essa gli permetterà addirittura di essere considerato il fondatore della lirica moderna.

Leo Lizzio III E

IVE ha detto...

Giovanni Boccaccio e Francesco Petrarca l’uno porta voce della novellistica italiana, l’altro della lirica e della poesia,furono due uomini di grande prestigio, educati entrambi presso prestigiose corti della borghesia fiorentina, e chiamati a fare i conti con la "rivoluzione" dantesca. Rappresentano ciascuno a suo modo la "crisi di crescita" della letteratura e della cultura italiana nel Trecento.Solo in età matura essi scelsero la propria carriera letteraria infatti, Boccaccio decise di produrre opere in latino tra le quali, il più importante il Decameron, che si riferisce a fatti, ambienti, e sentimenti che rispecchiano la cultura medievale; mentre Petrarca creò un nuovo stile letterale di poemi in versi e inoltre introdusse un elemento che non era mai stato utilizzato fino a quel momento:l’io poetico, grazie al quale, venne considerato il fondatore della lirica moderna.

Stiro Manuela
Sorbello Simona IIIE

IVE ha detto...

L’ Italia trecentesca si trova di fronte ad un periodo di crisi, durante il quale le città sono in contrasto tra loro per la lotta al potere. In questo scontro assistiamo alla nascita di una nuova classe sociale, la borghesia: questa rappresenta l’unico punto stabile per gli stati regionali, oltre a porsi come unico ostacolo all’influenza aristocratica.
Da questa realtà emergeranno due intellettuali che, nonostante affondino le loro radici nello stesso terreno, cresceranno su due rami diversi: Giovanni Boccaccio e Francesco Petrarca.
Giovanni Boccaccio nasce a Firenze da padre banchiere, ma si trasferirà a Napoli dove verrà spinto ad intraprendere la medesima carriera. Allo stesso modo Francesco Petrarca, nativo di Arezzo, verrà indirizzato dal padre verso gli studi giuridici. Ambedue poco interessati al futuro per loro programmato dai loro padri (per i quali saranno inoltre costretti ad intraprendere numerosi viaggi), scopriranno invece l’amore per la letteratura, che perseguiranno attraverso lo studio da autodidatti,
avendo analizzato gli aspetti fondamentali della situazione familiare dei due letterati, possiamo focalizzare la nostra attenzione sul loro operato e sulle loro composizioni.
Boccaccio, nelle sue opere, si rifà alla novellistica, che esattamente in quel periodo si stava diffondendo in Europa, avvicinando proprio quella classe sociale di cui egli stesso faceva parte (borghesia). Quest’ultima viene spesso rappresentata soprattutto nel Decameron, una raccolta di cento novelle ambientate durante il periodo della peste a Firenze e che per l’argomento, la struttura e la lingua rappresenta uno dei massimi capolavori della letteratura medievale, non solo italiana.
Petrarca invece, rappresenta il periodo, ma soprattutto anticipa i tempi, introducendo così l’Umanesimo. Infatti, quale uomo perennemente in crisi, è portato ad esprimere questo suo stato d’animo incentrando quindi le sue opere sia su se stesso, che più generalmente sull’uomo. È un intellettuale laico, quindi di libera posizione e non condizionato dai personaggi politici del tempo; ben presto si legherà però alla chiesa, per questioni economiche, prendendo gli ordini minori.
In molte opere Petrarca tende ad evidenziare questa sua scelta che sarà anche la causa di una crisi interiore, che porterà ad una divisione tra la parte mondana e quella religiosa.
Nonostante il loro operato si svolga nel periodo in cui l’idea di riproporre un sapere enciclopedico sotto forma di viaggio verso la salvezza (sviluppato nella Divina Commedia di Dante Alighieri) rappresenta un esperimento riuscito nel migliore dei modi, Petrarca e Boccaccio riusciranno a dimostrare le loro capacità linguistiche e letterarie ad una società i cui orizzonti mentali sono ancora quelli del Medioevo.
Francesco Petrarca si aprirà ad una nuova concezione sia della cultura che dell’uomo, attraverso una lavoro di recupero della cultura classica e della lingua latina come quella di Cicerone o di Virgilio (riproposte in alcuni suoi scritti); inoltre, grazie ad un’accurata rielaborazione del linguaggio della tradizione stilnovistica, riuscirà a creare un’opera che sarà il modello da seguire ed imitare per secoli: Il Canzoniere.
Giovanni Boccaccio si rivelerà invece meno rigoroso nelle scelte, ma più aperto alla comunicazione con un pubblico borghese; grazie al Decameron egli riuscirà infatti a generare un incanto comunicativo e anche nel suo caso, un modello da seguire per la prosa.
Entrambi però, anche se in maniera diversa, lasceranno sicuramente delle impronte molto evidenti e degli insegnamenti fondamentali per la nostra letteratura.
Francesca De Giorgio
Maria Maccherone
Laura Pennisi
Natasha Puglisi IIIE